“I cantieri ferroviari come la Verona-Padova e la Napoli-Bari dal primo gennaio 2025 rischiano di fermarsi. I costi dei materiali senza la compensazione dei prezzi potrebbero schizzare verso l’alto del 30% e le aziende non potranno fare altro che imballare i cantieri e attendere tempi migliori.”
L’allarme lanciato dal Presidente di Ance Veneto Alessandro Gerotto, così come da tutta l’Ance, deriva dalla diffusione nei giorni scorsi dello schema di decreto legislativo “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36”, che modifica in senso fortemente penalizzante per le imprese il meccanismo della revisione prezzi e dalla mancata proroga del D.L. Aiuti, misura in scadenza a fine anno che consente alle imprese di recuperare gli aumenti eccezionali subiti dai prezzi dei materiali per gli appalti avviati nel periodo pre-pandemia e ancora in corso.
Per quanto riguarda la revisione prezzi, la modifica all’art. 60 del Codice appalti va nella direzione contraria a quella chiesta da ANCE, prevedendo un meccanismo che riconosce l’aumento dei costi sostenuti dall’impresa soltanto nella misura dell’80% della variazione, decurtata di una sorta di franchigia del 5%. Di fatto riducendo in maniera rilevante per le imprese la possibilità di recupero degli aumenti subiti, anche in una condizione di normale inflazione.
Gerotto sottolinea che “il correttivo del Codice degli Appalti non ingloba la compensazione dei prezzi sulla quale ci eravamo confrontati col Governo ed è chiaro che se le cose stanno così si fermeranno anche i cantieri del Pnrr. Quest’estate i veneti hanno subito disagi continui sulla linea Venezia-Milano. Si può sopportare se poi si ottengono risultati, ma invece rischiamo che i lavori per l’Alta Velocità si possano interrompere. Non dimentichiamo che tanti lavori pubblici sono stati appaltati prima del Covid e quando i prezzi dei materiali erano almeno del 30% più bassi. In un Paese come il nostro l’industria delle costruzioni può diventare trainante, ma servono risorse. Penso al Piano Casa, alla rigenerazione urbana e alla ricomposizione del dissesto idrogeologico. Ci sono zone del Paese in pericolo sia per i terremoti che per possibili eruzioni vulcaniche. E poi c’è il turismo che ha bisogno di poggiare su un territorio risanato, attrattivo e restituito alla natura. Qui, invece, rischiamo che al 2026 dobbiamo restituire i soldi del Pnrr perché la Pubblica Amministrazione va per conto suo e non è in grado di stare aderente alla realtà.”
“Tantissime aziende venete aspettano ancora i pagamenti del 2022 delle opere del Pnrr. Servono ristori per il caro materiali e va ricalibrato il prezzario regionale che non può essere fatto una volta l’anno; è evidente che dobbiamo poterlo aggiornare con modalità infrannuale come prevede il decreto legge 36 del 2003.”
“La politica non vuole comprendere che non soltanto si fermeranno i lavori per opere importanti per lo sviluppo del territorio, ma lo stop ai cantieri metterà a rischio moltissime imprese. E questo significa perdita di occupazione, crollo del settore come nel 2008 e fallimenti”.
In allegato le uscite sulla stampa regionale sull’allarme lanciato dal Presidente Gerotto.