Gli investimenti in costruzioni nel 2017 hanno mostrato lievi segnali di ripresa con una crescita dello 0,3% grazie soprattutto alla riqualificazione del patrimonio abitativo. Una ripresa che dovrebbe consolidarsi nel 2018 raggiungendo il 2%.
Questi i dati principali emersi dal Rapporto Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni in Veneto, redatto dal Centro Studi Ance e presentato il 18 giugno a Padova durante un dibattito pubblico con la partecipazione di esponenti delle Istituzioni regionali, degli Enti locali e del mondo della filiera delle costruzioni.
La presentazione del Rapporto è stata l’occasione per fare il punto degli effetti economici della crisi che proprio nel 2008 ha avuto piena manifestazione.
Impressionanti i dati emersi: 12.400 imprese chiuse e oltre 100.000 occupati in meno dal 2008 ad oggi.
Soltanto dallo scorso anno, infatti, si è registrata una inversione di tendenza, per quanto ancora piuttosto debole.
Nel 2017 la ripresa degli investimenti è trainata dalla crescita del comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo, dal rafforzamento della ripresa del comparto non residenziale privato e dal rallentamento della caduta della nuova edilizia abitativa che oggi rappresenta il 18% degli investimenti, mentre, nel 2006 era il 30% del totale.
Dati più significativamente positivi si attendono per il 2018, che dovrebbe vedere un’ulteriore ripresa che dovrebbe attestarsi al 2%.
Il Veneto si conferma regione caratterizzata da un consolidato trend di crescita economica, come evidenziato dai dati relativi alla domanda non residenziale, che rappresenta il 29,2% del totale degli investimenti in costruzioni e dove da alcuni anni si registra un costante aumento dei permessi di costruire, in modo particolare per quanto riguarda gli ampliamenti. Se, infatti, nel 2006 i permessi ritirati per gli ampliamenti di fabbricati non residenziali già esistenti incidevano per circa un quarto sul totale dei volumi concessi, otto anni dopo lo stesso rapporto è salito al 44%. Una domanda fortemente localizzata nel comparto “Industria e artigianato produttivo”, il quale incide per circa il 50% nel caso di fabbricati di nuova costruzione e raggiunge il 72% negli interventi di ampliamento.
“Gli indicatori sugli investimenti privati – spiega il presidente di Ance Veneto Giovanni Salmistrari – nelle costruzioni dimostra che vi è una ripresa dell’economia e che il settore dell’edilizia mostra segnali positivi. Rispetto al passato il mercato è cambiato con la contrazione della nuova edilizia e la crescita della riqualificazione che testimonia anche il know delle nostre imprese e la capacità di adattarsi ai bisogni del mercato”.
Dati in controtendenza, invece, per gli investimenti in opere pubbliche che, in Veneto lo scorso anno hanno registrato un rallentamento rispetto al 2016. Nonostante nell’ultimo triennio siano state messe in campo diverse misure potenzialmente in grado di attivare una ripresa del settore delle costruzioni, emerge sempre con maggiore forza una difficoltà a trasformare le ingenti risorse messe in campo in cantieri e in spesa effettiva, con una spesa in conto capitale dei comuni veneti ridottasi nel 2017 del 21% e nel primo trimestre del 2018 di un ulteriore dell’8%. Da sottolineare che dall’inizio della crisi nella nostra regione si è assistito ad una contrazione della spesa per investimenti del 47%.
Un caso di inefficienza della spesa nella regione Veneto è rappresentato dai programmi per la mitigazione del rischio idrogeologico. A quasi 8 anni dalla sottoscrizione dell’accordo che prevede un Piano straordinario di per la realizzazione di nuove opere e con azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, per complessivi 59,3 milioni di euro risultano ancora da cantierare 16 interventi per complessivi 14 milioni di euro.
Gli investimenti pubblici risentono, inoltre, dell’incapacità e nell’inefficienza di utilizzare i fondi strutturali europei. Relativamente ai programmi POR FESR, a dicembre 2017, in Veneto risultavano spesi 110,2 milioni euro pari all’8,1%. In particolare, appare preoccupante il risultato relativo al Programma Operativo Regionale del FESR, dove sono maggiormente concentrate le risorse per le infrastrutture, che a fronte di una dotazione di oltre 600 milioni di euro ha registrato un livello di spesa pari a soli 9,7 milioni (1,6%).
“Il settore delle costruzioni per agganciare definitivamente la ripresa ha bisogno che gli enti locali riescano a superare la fase di stand by mettendo in campo investimenti in opere pubbliche. Oggi va eliminato il gap tra le risorse disponibili e la capacità di spesa che frena lo sviluppo del Veneto. Nel 2016, con il superamento del Patto di stabilità interno e l’aumento dei bandi di gara per lavori pubblici e della spesa per investimenti i Comuni veneti avevano dimostrato una buona capacità amministrativa nel recepire le nuove regole di finanza pubblica e le misure di sostegno agli investimenti, registrando un incremento del 40% rispetto al 2015, pari a 263 milioni di euro. Questa performance positiva ha subito, però, una decisa inversione di tendenza. Nel 2017, infatti, a fronte di disponibilità finanziarie per 43,6 milioni di euro, la spesa in conto capitale dei comuni veneti si è ridotta del 21%. L’industria delle costruzioni non può permettersi che queste risorse restino ferme, ma serve una spinta propulsiva in grado di rilanciare il settore in modo da creare sviluppo e di posti di lavoro. Così come non possiamo permetterci il blocco di infrastrutture strategiche già avviate che sono un driver fondamentale non solo per le imprese edili, ma per tutto il sistema economico di questa regione”.
Il dibattito seguito alla presentazione dei dati congiunturali ha visto la partecipazione del Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Giuseppe Cappochin, della Presidente dell’ANCI Veneto, Maria Rosa Pavanello, della Segretaria Generale della Programmazione della Regione Veneto, Ilaria Bramezza, e del Presidente della Seconda Commissione Consiliare del Consiglio Regionale, Francesco Calzavara.
Sollecitati dal moderatore Alfredo Martini, gli ospiti hanno commentato alcuni aspetti rilevanti emersi dal Rapporto.
Il Presidente Cappochin, partendo dalle dinamiche demografiche, ha sottolineato l’importanza di programmare politiche di sviluppo urbano, anche mediante investimenti pubblici in grado di far partire quelli privati con un effetto moltiplicatore. Cappochin ha manifestato preoccupazione per il fatto che nel “contratto di governo” la parola “città” non viene mai citata e ha ribadito come, invece, occorra innalzare la qualità generalizzata delle città per aumentare conseguentemente quella della vita delle persone.
La Presidente di Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello, ha riconosciuto che le disponibilità finanziarie a disposizione degli Enti Locali stanno aumentando rispetto al recente passato. Il problema che vivono ora i Comuni deriva piuttosto dalla perdita di professionalità e di qualificazione del personale a disposizione. Soprattutto questo rende più difficile l’utilizzo efficace dei maggiori fondi finanziari a disposizione.
La Segretaria Generale della Programmazione regionale, Ilaria Bramezza, ha sottolineato che la Regione si sta adoperando per recuperare un certo ritardo nell’utilizzo dei Fondi europei a disposizione e che quindi su questo piano la situazione migliorerà entro l’anno. Ha rivendicato l’impegno delle Istituzioni regionali negli investimenti pubblici in opere infrastrutturali, ricordando che proprio in Veneto, con la Pedemontana, si sta realizzando la maggior opera viaria d’Italia. E anche sul piano idrogeologico le opere programmate stanno procedendo.
Il Presidente della Seconda Commissione Consiliare regionale, Francesco Calzavara, sollecitato sull’attività legislativa della Regione, ha ricordato che la scelta del Presidente Zaia è quella di non aumentare la tassazione sui cittadini veneti, rinunciando potenzialmente a oltre 10 miliardi negli ultimi 8 anni che potrebbero essere stati utilizzati per investimenti in opere sul territorio. Calzavara ha quindi sostenuto che, in mancanza di fondi finanziari, diventa ancora più importante produrre buone leggi. Ha ricordato la norma sul contenimento del consumo di suolo, che pian piano inizierà a mostrare i primi effetti, e ha anticipato l’uscita entro l’anno in corso di una nuova legge sul Piano Casa, che diventerà non più una misura straordinaria ma bensì permanente. Calzavara ha concluso sottolineando che, tuttavia, il Piano Casa ed altre misure normative di questo tipo portano ad interventi edilizi di piccola portata mentre il rinnovo e la sicurezza del patrimonio abitativo richiederebbero investimenti molto più strutturati.
Il Presidente Salmistrari, a chiusura del dibattito, ha auspicato una sempre maggiore collaborazione con le Istituzioni, per garantire leggi in grado di stimolare e facilitare programmi ed interventi di rigenerazione urbana, risolvendo i problemi derivanti dalla proprietà parcellizzata di molti immobili nelle città e fornendo strumenti di incentivazione reali ed efficaci.
Salmistrari infine ha posto l’accento su un tema che non è presente con i dati all’interno del rapporto, ma costituisce un elemento prioritario per il settore ovvero la sicurezza sul lavoro “al di là degli indicatori economici che naturalmente hanno un peso importante perché siamo degli imprenditori ci tengo a ribadire come l’associazione consideri prioritario un tema come la sicurezza sul lavoro. Su questo fronte l’attenzione è alta e sentiamo una forte responsabilità per questo stiamo dando un contributo importante al piano strategico della Regione del Veneto, ma soprattutto lavoriamo ogni giorno per migliorare e garantire standard di sicurezza ad ogni singolo lavoratore”.