Cosa dà valore ad una costruzione? La bellezza esteriore o la qualità della costruzione? O entrambe?
Su questo tema si è incentrato il terzo appuntamento del Ciclo del Bello, tenutosi di fronte a circa 250 persone nella splendida cornice di Villa Varda di Brugnera (PN) lo scorso 25 maggio.
Ne hanno parlato, in un primo momento di dibattito condotto dal giornalista Francesco Chiamulera: l’Architetto Giacomo di Thiene, Presidente dell’ADSI del Veneto, l’Associazione delle Dimore Storiche d’Italia, l’Onorevole Serena Pellegrino, Vice Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati e prima firmataria di un disegno di legge per l’inserimento della bellezza in Costituzione quale elemento fondante della nostra cultura, e l’Architetto Matteo Corazza, Vice Presidente di Ance Veneto Giovani.
Il tema poi è stato ampio oggetto di una lunga intervista al noto critico d’arte Vittorio Sgarbi.
Nell’intervento di apertura dei lavori, ad opera di Marco Bertuzzo, rappresentante del Gruppo Giovani imprenditori Ance Pordenone e Trieste, che per l’occasione ha collaborato con Ance Veneto Giovani per la realizzazione dell’evento, emerge l’obiettivo dei Giovani Costruttori: “La nostra volontà è quella di diffondere una nuova cultura del costruire, più attenta alla qualità secondo il binomio classico di forma e sostanza: non c’è bellezza estetica che non sposi la qualità, l’etica e la cultura del lavoro”. “La speculazione prima e la crisi economica poi – prosegue Bertuzzo – hanno calpestato in passato questi valori che noi, proprio perché rappresentiamo le nuove generazioni, intendiamo rifondare. Per fare questo occorre instaurare un rapporto virtuoso tra committente, progettista e costruttore e combattere le logiche di ribasso, sconto e minor prezzo possibile”.
“Il Bello che noi propugniamo – spiega il Presidente di Ance Veneto Giovani, Giovanni Prearo – è inteso sia come virtù estetica dell’edificio, ma soprattutto come qualità del processo produttivo, da cui deriva il vero valore di un immobile. Se le Ville Venete non fossero state costruite bene secoli fa, non ce ne sarebbe traccia oggi. Questo è il messaggio che intendiamo trasmettere: il bello, inteso come vero, buono e di qualità, si raggiunge grazie a preparazione, competenza, serietà ed amore per il proprio lavoro”.
Sul concetto di bellezza si è concentrato il dibattito.
Bellezza come valore pubblico ed elemento caratterizzante la nostra cultura ed identità. Come l’On. Serena Pellegrino che la “bellezza” la inserirebbe in Costituzione. Nella veste di vice-presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati la Pellegrino ha presentato tre anni fa un disegno di riforma costituzionale per inserire una breve ma significativa integrazione al primo articolo. “Trovare coperture finanziarie per iniziative a tutela della bellezza artistica, storico-architettonica e paesaggistica è sempre molto complicato. Un esplicito riferimento nella Costituzione, rafforzerebbe la bellezza come capitolo di spesa”.
Giacomo di Thiene, architetto e presidente dell’ADSI Veneto, l’associazione delle dimore storiche italiane, denuncia l’assenza di una legge che favorisca il patrimonio storico privato. “Le dimore storiche non sono soltanto di che le possiede. Le facciate, i profili e l’armonia dei centri storici appartengono a tutti e hanno un’incidenza notevole sull’economia poiché possiedono un valore intrinseco sia materiale che immateriale. Oggi si continua a costruire non considerando il contesto nel quale l’opera si colloca. Non credo sia soltanto una questione legata alla crisi e ai criteri di economicità: serve una presa di coscienza di committenti e professionisti”.
Per i costruttori dell’Ance la bellezza la si preserva anche con scelte oculate sulla qualità dei materiali e delle lavorazioni. “La bellezza – spiega Matteo Corazza, vice-presidente di Ance Veneto Giovani – rimane tale se non si è risparmiato sulle parti strutturali e sulle singole componenti e se gli spazi sono progettati con funzionalità e attenzione al comfort. Abbiamo assunto, non a caso, le ville venete come modello ideale: nate come luoghi di lavoro prima ancora che dimore di pregio”.
Sull’argomento, come ci si poteva attendere, Vittorio Sgarbi ha dato vita ad una lunga riflessione che partendo dal passato arriva al presente e guarda al futuro.
“Più della metà del costruito in Italia – ricorda il critico d’arte – è stato realizzato dal 1959 in poi: in soli 60 anni abbiamo costruito più che nei precedenti 2700. La velocità e la sregolatezza sono nemiche della qualità. Se io potessi attribuirmi l’incarico di ministro del Patrimonio, autorizzerei una costruzione ex-novo soltanto dopo che l’ultimo edificio storico di pregio sia stato opportunamente restaurato. Quello che manca è appunto un accordo tra il pubblico e i costruttori per un serio piano di recupero del costruito, già eccedente rispetto al reale fabbisogno”.
Vittorio Sgarbi tocca il tema del restauro: “per preservare la bellezza del luoghi occorre rispettarne le tipicità storiche e architettoniche. La ricostruzione post-terremoto del Friuli è il giusto modello di conservazione del patrimonio storico: si è ricostruito sulla stessa superficie rispettando le forme e i materiali pre-esistenti. Altrove, da Gibellina a L’Aquila, il modello di new town è rimasto un’utopia che ha prodotto ben altri effetti”.
Infine lancia una proposta: “Un patto tra Stato e costruttori per recuperare il patrimonio degli edifici storici”.
Al termine del terzo appuntamento del Ciclo del Bello, spazio anche a una piccola cerimonia simbolica in chiave culturale: la consegna ai giovani costruttori di Ance Veneto di una copia miniata dell’Inferno della Divina Commedia di Dante da parte della Scuola Italiana Amanuensi “Scriptorium Foroiuliense” di San Daniele del Friuli e Ragogna. “Il bello – ha concluso Prearo – è il frutto di ingegno e manodopera. Ci ispiriamo idealmente a questo manoscritto come simbolo delle opere costruttive che vogliamo realizzare”.
Prossimo appuntamento nel mese di settembre in provincia di Verona.