L’innovazione delle tecniche costruttive e dei materiali usati in edilizia dal Palladio ad oggi è stato il tema sviluppato da Ance Veneto Giovani nel secondo appuntamento del Ciclo del Bello, realizzato il 12 ottobre scorso presso la splendida Villa Emo, progettata proprio da Andrea Palladio e dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Prosegue così il percorso promosso dai Giovani imprenditori di Ance Veneto per promuovere la cultura del “bel costruire”, partendo dall’analisi degli aspetti di maggior valore che caratterizzano l’eredità culturale, storica e architettonica lasciata dalle Ville Venete e che possono essere riportate nel presente per lo sviluppo di un nuovo modo di costruire, attento alla qualità degli spazi di vita e lavoro.
Ne hanno parlato Riccardo Donadon, Fondatore di H-FARM, Roberto Scotta, Docente di Tecnica delle Costruzioni all’Università di Padova e Guido Beltramini, Direttore del Centro di Studi di Architettura “Andrea Palladio”, mediante la conduzione del Direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello.
Materiali e sistemi costruttivi sono tra gli elementi chiave del cambiamento storico che il settore edile sta vivendo. Come sostenuto dal Presidente di Ance Veneto, Giovanni Salmistrari «è in corso un cambio di paradigma culturale: ormai non si chiede più un’abitazione e basta, ma uno spazio dai ridotti consumi energetici e che costi poco in termine di manutenzione».
Nell’intervento di apertura dei lavori da parte di Matteo Corazza, la denuncia dei Giovani Costruttori: oggi viene data priorità più al risparmio che non alla qualità dei materiali utilizzati, di qui la nascita di strutture scadenti e talvolta persino pericolose.
Il dibattito è partito proprio dagli esempi negativi recenti, dal crollo del tetto della scuola De Amicis di Padova, al tribunale di Vicenza appena costruito e già oggetto di infiltrazioni, senza dimenticare il ponte di Calatrava a Venezia, tanto discusso per la sua poca fruibilità, o il recente terremoto, che ha messo a nudo come si siano costruite negli ultimi anni le case in Italia.
Beltramini ha sottolineato la necessità di trarre gli insegnamenti del passato e ha posto l’accento sulle «radici dell’innovazione» presenti nell’opera di Palladio. «Sapeva utilizzare i materiali e inventarsi soluzioni tecniche, come quei mattoni messi nelle colonne al posto della pietra», spiega. «Era attento alla funzionalità delle sue costruzioni, come per il fatto che in Villa Emo non si esce mai allo scoperto da un lato all’altro dello stabile».
Scotta, invece, ha parlato delle innovazioni nell’edilizia del presente e passando in rassegna una serie di soluzioni di ricerca applicata, che possono servire per il futuro dell’edilizia. «Ma – dichiara – c’è ancora troppo poco dialogo tra università e imprese».
Donadon, infine, ha parlato della concezione degli spazi in cui si vivrà e lavorerà: «Le case non saranno più gli status symbol per i quali lavorare una vita, ma strumenti da utilizzare in affitto e condividere. E il futuro della casa sarà legato all’internet of things, la tecnologia sarà ovunque, la attiveremo con comandi vocali e tutti saremo meno compulsivi nel rapporto con lei».
Al termine della tavola rotonda è stata presentata il case history di successo di Irene Scarpa, amministratrice di Nasiertech, capace di inventare, grazie alla collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, un gel che sta rivoluzionando, con l’uso delle nanotecnologie, il settore della pulitura enzimatica dei monumenti.
Chiusura dell’evento affidata al Presidente di Ance Veneto Giovani, Giovanni Prearo, che ha di nuovo denunciato come la mancanza di criteri di qualificazione per l’accesso all’attività di imprenditore edile e di una radicata cultura del “bello” sono alla base di molti ritardi e distorsioni nel settore. «Il costruttore è un mestiere complicato – spiega – e occorrono regole chiare di accesso alla professione del costruttore edile, che disciplinino i requisiti minimi necessari: dalla consistenza patrimoniale alla struttura aziendale fino alla competenza dei dirigenti e delle maestranze. E’ poi necessario un altro elemento: la cultura.
I nostri sforzi resteranno vani se non saranno accompagnati dalla diffusione della «cultura delle costruzioni e dell’opera edile» non solo tra gli operatori ma anche tra i comuni cittadini, che alla fine di tutto sono la committenza delle future costruzioni».
Prossimo appuntamento del Ciclo del Bello nella primavera del 2017.